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Il contesto

Una mostra evento reinterpreta, attraverso la formula dell’installazione, un antico rituale
di origine cinese connesso con la morte. Una cerimonia ancor oggi praticata in molte
parti dell’Asia. Secondo questa usanza, infatti, al momento di celebrare i rituali funerari, i
parenti e gli amici del defunto offrono ad esso una serie di oggetti. Doni-simbolo che,
gettati nel fuoco durante l’accensione della pira funebre, si ritiene siano in grado di
accompagnare il caro estinto nel lungo e difficile cammino verso l’aldilà e di propiziare
una serena vita ultraterrena, colma di felicità e di prosperità.

In concreto, questi doni sono costituiti da una serie vastissima di oggetti tridimensionali
realizzati in carta e cartone dipinto, duplicato preciso e miniaturizzato di quanto il morto
aveva desiderato in vita.

Come nel passato, queste offerte hanno lo scopo di rendere più confortevole l’esistenza
del defunto una volta raggiunto il mondo ultraterreno e di compensare eventuali
mancanze avute in vita. Maggiori saranno le possibilità economiche della famiglia di
appartenenza, maggiore dunque lo sfarzo e la quantità dei doni. Maggiori, di
conseguenza, le possibilità per il defunto di godersi un agiato destino ultraterreno e di
riscattare la sua vita di qui in uno splendido aldilà.

Se nell’antichità questi oggetti costituivano l’espressione delle aspettative di un mondo
tradizionale, fatto di cose semplici, al giorno d’oggi questi stessi doni riflettono, al
contrario, i desideri, spesso frustrati, di un universo sociale asiatico invaso da un
consumismo sfrenato quanto mai parossistico. Un consumismo da cui non siamo capaci
di liberarci neppure nell’ora estrema. Una società contemporanea fagocitata dal
materialismo al punto tale da non essere più capace di immaginare un aldilà abitato da
anime che ne sappiano fare a meno. Di defunti che riescano a vivere senza dover tenere in
tasca un cellulare di carta eternamente acceso o nel portafoglio, già gonfio di banconote
emesse dalla Banca dell’Inferno, una carta di credito effigiata con il volto del re
dell’aldilà. Una carta simil-Visa che permetta loro di acquistare lussuose auto Mercedes
di cartone con tanto di autista incorporato o compiere frenetiche speculazioni edilizie,
acquistando o rivendendo, grazie ad ultraleggeri lingotti d’oro, splendide villette in
cartone pressato.

 

L’esposizione:

Il progetto installativo di Martino Nicoletti, I sogni di un morto – curato da Alessandra
Campoli specialista di arte contemporanea del sud-est asiatico – propone un viaggio entro
questa moderna-arcaica consuetudine, grazie alla presentazione di un vasto numero di
autentici oggetti rituali in carta e cartone colorato, provenienti dalla comunità cinese di
Bangkok.

 


Una mostra-installazione in cui il “ready-made” della religiosità quotidiana asiatico
prende vita e artisticità nella creazione di un linguaggio visuale che fonde matericità e
filosofia.

Concepita come un vero e proprio immaginario itinerario nell’oltretomba, l’ambiente
dell’installazione è articolato in ragione di un silenzioso e solitario cammino destinato a
propiziare l’incontro con eloquenti e suggestivi oggetti emblematici in carta e cartoncino:
abiti femminili, una lussuosa auto in miniatura, parure di gioielli, cosmetici, telefonini
cellulari, passaporti e biglietti aerei per il Paradiso, televisori a colori con schermo piatto,
scooter, banconote e delle carte di credito della Banca degli Inferi, una villetta
monofamiliare con piscina e altri ancora. Oggetti che, dal mondo del rito loro dimora
originaria, si tramutano ora in artefatti esteticamente potenti.

Un ambiente musicale, costituito dalla rielaborazione elettronica di suoni e temi musicali
asiatici, contribuisce a creare una specifica atmosfera rarefatta e sospesa. Interventi
performativi costituiranno un originale corollario all’evento stesso.

 

 

L’artista:

Martino Nicoletti (Perugia, 1968), etnologo, fotografo e performer, si occupa di
antropologia dell’Asia da quasi venti anni, svolgendo numerosi viaggi e missioni di
ricerca nella regione himalayana e nel sud-est asiatico nel quadro di progetti di ricerca del
Ministero degli Affari Esteri della Cambridge University e dalla University of the West
of Scotland. Ha realizzato progetti artistici ed espositivi sia in Italia che all’estero. È
autore, inoltre, di opere scientifiche e multimediali, volumi fotografici in lingua inglese e
italiana Vive tra l’Italia e la Tailandia. Info:
www.martinonicoletti.blogspot.com

 

Il curatore:

Alessandra Campoli (Roma, 1976), storica dell’arte e performer, si occupa di arti
tradizionali e rituali himalayane e di arte contemporanea del sud est asiatico. In
particolare è specialista della tradizione pittorica femminile di Janakpur (Nepal
meridionale), di iconografia religiosa tibetana, di arte rituale sciamanica e di danze
tantriche buddhiste (charya) della Valle di Kathmandu. Su questi temi ha organizzato
mostre e workshop e realizzato pubblicazioni scientifiche in lingua italiana e inglese. E
attualmente dottoranda in New Media Arts presso la University of the West of Scotland,
occupandosi di arte contemporanea in Thailandia, Myanmar e Vietnam. Info:

www.alessandracampoli.blogspot.com.

 

Bangkok: i sogni di un morto

​PIETRO NICOLETTI

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